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I Barluzzi

Giulio e Antonio Barluzzi

Geni dell’ingegneria.

Giulio Baluzzi nato a Roma nel 1878, figlio di Camillo minutante della segreteria di stato di Pio IX e di Marianna Busiri-Vici, si laureò in ingegneria e architettura nel 1907. Nel 1912 insieme al fratello Antonio si recò a Gerusalemme dove aveva l’incarico di costruire l’ospedale italiano.

Con l’inizio della prima guerra mondiale ritornò in Italia, ma nell’ottobre 1917 al seguito di un contingente britannico Antonio e Giulio tornarono a Gerusalemme. Poco dopo Antonio ricevette l’incarico di costruire una basilica sul Monte Tabor, fu l’inizio di una serie di progetti di costruzioni e restauri che lo fecero restare in Terra Santa fino al 1958, quando a causa di un infarto ritornò in Italia.

Al genio del Barluzzi dobbiamo santuari quali la Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor, il poderoso lavoro della Basilica dell’Agonia al Getsemani, la luminosa Basilica delle Beatitudini, la Basilica della Visitazione ad Ain Karem, la chiesa di San Lazzaro a Betania, il Santuario del Gloria in Excelsis presso il campo dei pastori e il Santuario del Dominus Flevit assieme a molti altri lavori, effettuati su commissione della Custodia di Terra Santa, oltre ad altre opere per committenti civili. Egli nel progettare gli edifici sacri della Terra Santa non solo tiene conto dei ritrovamenti e delle presenze archeologiche del luogo, ma riesce sempre ad entrare profondamente nella spiritualità evangelica che il luogo stesso richiama, in una perfetta sintesi con l’ambiente circostante.

La vicenda di Antonio Barluzzi è un caso di vera e propria “vocazione” per il proprio lavoro, una missione, vissuta con umiltà e amore per il Signore. 

«Con rinnovata passione studiò e fissò nella materia, sublimata nell’arte, le tracce più preziose della vita di Gesù: trasfondendo nella tecnica una sostanza teologica, ed elargendo ricchezze di monumenti sacri, dalle vette del Tabor alle rive del Giordano». Con queste parole Onorio Sbrissa, sull’ Almanacco di Terra Santa del 1962, descriveva l’opera dell’architetto Antonio Barluzzi, scomparso solo due anni prima a Roma, dopo oltre quarant’anni di attività febbrile in Terra Santa. 

Nato a Roma nel 1884, figlio di una famiglia della borghesia romana, Antonio Barluzzi è una figura studiata oggi nelle facoltà d’architettura e dagli storici dell’arte israeliani, ma praticamente ignorata in Italia. Eppure non c’è pellegrino che, recandosi in Terra Santa, non trovi sul suo cammino chiese e edifici realizzati da questo architetto scomparso cinquant’anni fa, il 14 dicembre 1960. 

Il primo contatto con i luoghi Santi è propiziato dal fratello Giulio, ingegnere, che lo porta con sé a Gerusalemme nel 1912 coinvolgendolo nella costruzione dell’Ospedale commissionatogli dall’Associazione nazionale per soccorrere i missionari italiani (Ansmi). Un edificio che esiste tuttora e che ospita la sede del ministero dell’Istruzione del governo israeliano. Per Antonio (che aveva un forte senso religioso e che, fin dall’adolescenza, aveva seriamente preso in considerazione la vocazione sacerdotale) inizia con i Luoghi Santi un rapporto che durerà tutta la vita. Fattosi le ossa come ingegnere e architetto alla scuola del fratello Giulio, al termine della prima guerra mondiale riceve dal Custode del tempo, padre Ferdinando Diotallevi, l’incarico di progettare e costruire le chiese del Monte Tabor e del Getsemani. Padre Diotallevi affida al Barluzzi questa missione: rendere evidenti le caratteristiche della spiritualità francescana nei luoghi dell’Incarnazione. Un’indicazione che Barluzzi cerca di mettere in pratica tutta la vita, e che è la caratteristica della sua opera di architetto in Terra Santa: non la preoccupazione di elaborare una cifra stilistica propria e riconoscibile, ma piuttosto la necessità di modellare l’architettura per esprimere il mistero di fede legato al luogo e all’evento che esso narra. Inizia così nel 1919 la costruzione della basilica del Tabor, con lo sforzo di rendere nelle masse e nelle forme il mistero della Trasfigurazione di Cristo. Un’opera, quella del Tabor, che lo costringe a superare infinite difficoltà di carattere tecnico: tutto il materiale da costruzione e perfino l’acqua viene trasportato in vetta al monte a dorso di mulo. Tocca poi alla basilica del Getsemani, nel luogo dell’agonia di Cristo. Un edificio, terminato nel 1924, che vuole aiutare il pellegrino a rivivere la sofferenza di Gesù e il dolore per il tradimento. Dopo aver restaurato la cappella della Flagellazione a Gerusalemme (1928) e aver progettato e costruito l’Ospedale italiano di Haifa (1934), al Barluzzi viene affidato l’incarico di costruire il santuario delle Beatitudini, sul Lago di Galilea. «Ho cercato di ottenere – scriveva – un ambiente di grande serenità nella dolcezza delle linee e dei chiaroscuri e nella tranquilla gradazione dei semitoni dello stesso colore, ambiente adatto alla elevazione dello spirito». Nel 1937 Barluzzi si occupa del restauro della cappella del Calvario al piano superiore del Santo Sepolcro. Un luogo che, come scrive lui stesso, si trova in uno stato di «squallore desolante». È poi incaricato dal Custode padre Alberto Gori (in seguito anche Patriarca latino di Gerusalemme) della costruzione del santuario della Visitazione, nel luogo dove la tradizione ambienta l’incontro tra la Vergine Maria e la cugina Elisabetta. Durante tutto il tempo dei lavori, com’è suo stile, Barluzzi si trasferisce ad Ain Karem, vivendo praticamente nel cantiere insieme agli operai. Dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, è incaricato di realizzare altri importanti santuari: Betfage, Betania, la cappella del Campo dei Pastori a Betlemme, il Dominus Flevit sul Monte degli Ulivi, da cui si gode un panorama unico sulla città vecchia di Gerusalemme. È una fase di grande creatività e operosità.L’ultima parte della sua vita è però segnata da un grande sogno e da un altrettanto grande dolore… «Durante la guerra – spiega Giovanna Franco Rapellino, che a Barluzzi ha dedicato un lungo saggio pubblicato nel numero di ottobre dalla rivista Terrasanta – trascorse il suo tempo lavorando ai disegni della basilica dell’Incarnazione a Nazaret, che egli riteneva l’opera più importante della sua vita; i disegni e il modellino di questa chiesa vennero addirittura esposti e pubblicati durante l’Anno Santo nel 1950 a Roma. Il sogno però non si concretizzò mai. L’incarico fu dato in seguito all’architetto milanese Giovanni Muzio, fatto questo che al Barluzzi procurò un inconsolabile dolore». Afflitto dalla cataratta (aveva perso la vista da un occhio), in preda a ripetuti esaurimenti nervosi, rientra infine in Italia. Dona i suoi beni a un istituto di suore calasanziane e trascorre i suoi ultimi anni in una cella francescana del convento della Delegazione di Terra Santa a Roma, dove muore a 76 anni. Il superiore del tempo, padre Pacifico Gori, nel dare la notizia della scomparsa dell’«architetto di Terra Santa», ne mette in evidenza soprattutto le doti umane e spirituali: «Fu innanzitutto un uomo di fede, di preghiera e di profonda vita interiore. Rinunciò ai vantaggi che la professione gli avrebbe potuto procurare e volle vivere e morire povero accanto ai francescani di Terra Santa»

https://www.avvenire.it/agora/pagine/terra-santa-basiliche-italiane_201012060945474100000

 Giulio Barluzzi a Roma

https://www.info.roma.it/personaggi_dettaglio.asp?ID_personaggi=661

https://archiviopug.org/2018/10/24/fervet-opus/

Opere di Giulio  Barluzzi a Roma: 

Villa Barluzzi
Giardino Zoologico
Pontificia Università Gregoriana
Pontificio Collegio Urbano

Il cardinale Gaetano Bisleti pone la prima pietra della nuova sede dell’Università Gregoriana; alla sua sinistra l’ing. Giulio Barluzzi (Roma, 27 dicembre 1925).

Giulio Barluzzi nel mondo

Il nome di Giulio Barluzzi, figlio di Camillo e di Maria Anna Busiri-Vici è segnalato da Stefano Molli ad Ernesto Schiaparelli, che dal marzo 1902 è alla ricerca di un ingegnere da inviare a Pechino. Dopo il primo periodo trascorso in Cina dove è autore con Molli dei principali progetti degli edifici della Legazione Italiana, nel 1911 è incaricato da Schiaparelli del progetto per l’ospedale italiano a Gerusalemme per il quale coinvolge anche il fratello Antonio laureatosi nel 1907 alla scuola d’applicazione di ingegneria a Roma. La fama di Antonio Barluzzi, che dal 1909 al 1912 aveva collaborato col fratello nei progetti per il giardino zoologico e per alcune cappelle al cimitero del Verano a Roma, è legata principalmente all’intensa attività professionale da lui svolta in Medio Oriente per conto della Custodia di Terra Santa nella realizzazione di numerosi santuari. Le opere principali che progetta per l’Anmi vedono la realizzazione degli ospedali di Amman e di El Kerak e il santuario delle Beatitudini di Cafarnao eretto all’interno della vasta proprietà dell’associazione sulle sponde del lago di Tiberiade.

journals.openedition.org/

Giulio Barluzzi e la collaborazione con ANMI

Cina ed Estremo Oriente

Il primo contatto dell’Anmi con la Cina avviene nei primi anni del 1900 quando, su esplicita richiesta del governo italiano essa è chiamata a fornire l’assistenza religiosa a bordo delle due navi ’Vittor Pisani’ e ’Stromboli’ che partono verso il paese asiatico per portar soccorso ai connazionali minacciati dall’insurrezione dei boxers. Conclusasi l’insurrezione alla fine del 1900, al governo cinese è imposta l’elargizione di indennità per i danni subiti dalle nazioni europee di cui beneficia anche l’Anmi autorizzata dal Ministero degli Affari Esteri a fare da tramite tra le autorità religiose e quelle governative per la difesa delle missioni italiane in Cina. Per svolgere questo ruolo, che contrasta il protettorato esclusivo alle missioni cattoliche esercitato fino a quel momento dalla Francia, è istituita a Pechino un’agenzia dell’associazione alla quale tutti i missionari possono indirizzarsi per tutelare i propri interessi. In seguito l’associazione richiede al governo che l’agenzia riceva un carattere di permanente stabilità e abbia per questo a Pechino, una propria cappella accanto alla quale possano sorgere scuole maschili e femminili anche con filiali in altre regioni. In data 23 dicembre 1901 la legazione di Pechino assegna a favore delle missioni italiane la somma complessiva di 4.500.000 taels, cifra interamente intestata all’Anmi che sarà elargita in un periodo di 39 anni. Di questa somma la parte dovuta alle missioni italiane in Cina va a beneficio della commissione speciale e l’eccedenza servirà ufficialmente per innalzare a Pechino una chiesa italiana con residenza annessa per alcuni missionari e per fondare in Cina, o in altro luogo del Levante, qualche altra opera a scopo di beneficenza e propaganda italiana.

Alla fine di settembre 1903 Ernesto Schiaparelli si reca a Pechino e nell’occasione prende accordi con l’ambasciatore Gallina del Ministero degli Affari Esteri per la costruzione a Pechino della chiesa e dell’abitazione destinata al missionario officiante che sarà realizzata all’interno del recinto della legazione. L’anno successivo l’associazione incarica il giovane Giulio Barluzzi di eseguire il progetto di massima per la chiesa e l’annessa residenza. Il progetto in stile neoquattrocentesco, frutto della collaborazione di Barluzzi con Stefano Molli, è realizzato nel dicembre 1904. La pianta è disegnata da Molli mentre su precisa indicazione di Schiaparelli il carattere della chiesa riprende quello delle chiese toscane del primo Rinascimento con l’utilizzo di materiali provenienti esclusivamente dall’Italia: mattoni nelle pareti lisce, pietra di Pekino e stucco per le cornici e le decorazioni interne ed esterne in maioliche del Cantagalli di Firenze. Nel febbraio 1904 Molli prepara in Italia uno studio di massima delle funzioni per l’ospedale di Zhumadian (Ciumatien), nella provincia dell’Honan meridionale, che verrà utilizzato nel settembre 1906 da Barluzzi. L’edificio realizzato in muratura a mattoni forti e pietra da taglio con copertura in legno è eseguito in economia sotto la direzione e la sorveglianza alternativa del padre missionario e di Barluzzi stesso.

Nel novembre 1902 l’Anmi diventa proprietaria di un vasto terreno a Pechino la maggior parte del quale sarà affittata nel febbraio 1917 alla francese “Société du Grand Hôtel de Pékin” per la costruzione di un albergo, il cui progetto di costruzione è sottoposto all’approvazione dell’associazione. Il progetto, redatto da “Brossard Mopin & C.ie” è probabilmente rivisto da Rinaldo Borgnino che nel marzo 1919, controlla i lavori di costruzione per conto dell’Anmi.

L’indennità del governo cinese per i danni subiti dall’associazione consisteva, oltre che delle somme in denaro, anche di quattro lotti di terreno posti all’interno del recinto della legazione italiana di Tianjin, un villaggio prossimo a Pechino collegato con la ferrovia a Pukov. Sfumata l’idea iniziale di creare un ospedale a Pechino, l’Anmi decide quindi di realizzarlo a Tianjin e il progetto, al quale partecipa anche Barluzzi, viene affidato nel 1912 a Molli che progetta l’edificio senza essere a conoscenza delle caratteristiche del luogo. Su consiglio di Molli, nell’autunno del 1913 l’ingegnere Daniele Ruffinoni parte per la Cina con l’incarico di verifica del progetto sul luogo, del suo sviluppo e della direzione dei lavori. Il fronte principale dell’ospedale e della cappella dalle linee neoquattrocentesche è realizzato in mattoni di argilla rossi e prevede l’uso di pietra da taglio e marmo bianco di Pechino. I lavori dell’ospedale, sospesi tra marzo e aprile 1915 fino a guerra finita per il blocco di materiali in Italia, sono ultimati solo nel 1922, anno dell’inaugurazione che ha luogo il 21 dicembre. Rinaldo Borgnino, segnalato nel febbraio 1915 a Schiaparelli da Barluzzi, giunge a Tianjin quando l’ospedale è in parte costruito. Nel 1918 progetta e segue la costruzione di una casa a due piani in stile liberty in via Vittor Pisani caratterizzata da una ricca decorazione di facciata conclusa in copertura da un pergolato che richiama le forme della casa mediterranea. Il 5 novembre 1923 è inaugurato il municipio della concessione italiana, un castello neogotico con l’innesto di motivi neoquattrocenteschi, sempre opera di Borgnino.

Palestina

Le relazioni epistolari di Schiaparelli con la Custodia Francescana di Terrasanta che preludono ad una penetrazione dell’Anmi in Palestina, erano già attive fin dall’epoca della fondazione dell’associazione. Nel 1903 l’Anmi riceve un legato dal governo italiano di £ 1.000.000 da impiegare in Palestina e da quel momento Schiaparelli inizia a pensare all’acquisto di un vasto terreno per impiantarvi opere nuove. La sua idea prende finalmente forma nel 1908 con l’acquisto di un vasto terreno sul lago di Tiberiade e per il quale i progetti iniziali, opera di Stefano Molli, prevedono la realizzazione di un ospizio e l’impianto di una colonia agricola. Giulio Barluzzi nel 1911 è impegnato insieme al fratello Antonio nel progetto per un nuovo ospedale a Gerusalemme del quale l’Anmi è promotrice con la copertura finanziaria dal Ministero degli Affari Esteri. Già autore dei progetti di alcune opere realizzate dall’associazione in Cina, Barluzzi studia le linee di massima del progetto a Torino in collaborazione con Schiaparelli e Molli. Il progetto dell’ospedale in stile gotico medioevale con la facciata ricca di decorazioni policrome a maioliche richiama evidentemente il palazzo pubblico di piazza del Campo a Siena. Il disegno del campanile della cappella, previsto in uno schizzo di Antonio Barluzzi con una linea affusolata, verrà poi realizzato su modello di quello della torre senese del Mangia.

Nel 1918, conclusa la guerra mondiale, il Ministero degli Affari Esteri invita l’Anmi a preparare un programma per una nuova affermazione culturale e sociale dell’Italia in Palestina. Nel 1919 Schiaparelli prepara la fondazione di due nuovi istituti ad Haifa e a Gerusalemme : prima della fine del 1920 è iniziata la costruzione di un nuovo ospedale e il progetto per una nuova sede della scuola maschile entrambe ad Haifa. Buscaglione, impegnato nei primi mesi del 1924 nei lavori dell’associazione a Rodi, passa il progetto al fratello Enrico e ad Antonio Barluzzi, ma nel settembre dello stesso anno rientra a Gerusalemme e vi apporta numerose modifiche poiché le piante risultano sovradimensionate e i prospetti eccessivamente lussuosi. Nel dicembre 1925 è inaugurata la scuola maschile. Nel febbraio 1930 si decide la costruzione di un nuovo ospedale ad Haifa il cui terreno è individuato nella zona del nuovo grande porto in costruzione. Il progetto di Carlo Buscaglione è il primo di una serie che riguarda la città di Haifa: l’anno successivo studia l’ampliamento per la scuola maschile e un progetto di villa per il dottore attigua all’ospedale. Nel 1935 disegna un grandioso progetto per la nuova sede del convento della missione del Monte Carmelo che ospita le scuole dell’associazione e i progetti per la chiesa e il convento di Gerusalemme. Nel dicembre 1937 realizza un nuovo progetto per l’istituto femminile di Haifa mentre alla fine degli anni 1930 è databile anche un progetto di villa sul monte Carmelo.

Nel 1930, in seguito ad una visita del ministro Piero Parini alla missione di Cafarnao, Antonio Barluzzi, che aveva già maturato una vasta esperienza nella realizzazione di santuari per la Custodia di Terrasanta, è incaricato dall’associazione del progetto per una nuova basilica detta “delle Beatitudini” da collocarsi nella zona dove sorge l’ospizio di Cafarnao. Il progetto segue l’idea della pianta ottagonale suggerita dalle otto beatitudini a cui è intitolato. La costruzione domina il lago, l’ottagono, coperto a cupola, è circondato da un deambulatorio aperto ad archi verso l’altare centrale, a sua volta circondato da un portico. L’interno è ridotto ad elementi essenziali: i pilastri e gli archi sono privi di aggetti e cornici. All’esterno il santuario presenta un rivestimento di blocchetti di basalto nero locale e pietre bianche di Nazaret secondo una bicromia che rende visibile il santuario anche da lontano.

Antonio Barluzzi

Alcuni capolavori di Antonio Barluzzi, l’architetto italiano di Terra Santa

Gli è stato dedicato questo libro per riscoprire la sua importanza.

Giovanna Franco Repellini
Edizioni Terra Santa – 321 pagine

L’architetto romano Antonio Barluzzi (1884-1960) è l’autore di alcuni tra i più noti santuari cristiani di Terra Santa: le basiliche dell’Agonia al Getsemani, della Trasfigurazione al Monte Tabor, della Visitazione ad Ain Karem; le chiese della Flagellazione e del Dominus Flevit a Gerusalemme; la cappella della Crocefissione al Santo Sepolcro, per citarne solo alcuni. A fronte di un’eredità così importante, mancava finora un’opera che ne ripercorresse con esaustività la vita e l’attività al servizio dei Luoghi Santi. Questo volume colma tale lacuna. Dopo una biografia e un’introduzione al contesto storico in cui l’architetto si trovò a operare, ciascun capitolo presenta uno degli interventi che ancora oggi i pellegrini possono visitare in Terra Santa. I testi sono corredati da un ricco apparato iconografico (fotografie, immagini storiche, disegni e schizzi dei progetti) e documentario (appunti dello stesso Barluzzi e materiali tratti dall’Archivio storico della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme). Completano il libro le schede degli artisti che collaborarono alla realizzazione degli apparati decorativi dei diversi santuari.